Credo che alla trattazione manchi un punto fondamentale, quello delle variazioni dei dati nel corso della storia. Mi spiego con un esempio.
Immaginiamo che Tizio pubblichi nel 2015 un'opera nel suo sito web, attribuendo una licenza CC Share-Alike. Caio utilizza quest'opera, ne crea una derivata dopo aver consultato la licenza che lo autorizza, e la pubblica nel proprio sito web nel 2016. Fin qui, tutto bene.
Ma che cosa succede se Tizio, nel 2017, toglie dal proprio sito il riferimento alla licenza CC precedentemente applicata? Naturalmente, il comportamento sarebbe riprovevole ma non illecito (la licenza su un'opera può essere revocata, ma le opere già in circolazione rimangono con la licenza originaria); e comunque è tecnicamente fattibile. Se si tratta di un'opera che ha avuto una certa diffusione e che molti possono testimoniare di aver visto come rilasciata con licenza CC Share-Alike, nessun problema. Però immaginiamoci il caso in cui Tizio sia un autore poco noto, e che solo Caio abbia scaricato e utilizzato la sua opera. Come può fare Caio, nel 2018, a dimostrare che Tizio nel 2015 aveva pubblicato l'opera con una determinata licenza?
Il punto è che il web è stato pensato per essere costantemente aggiornato e modificabile e ciò comporta problemi non irrilevanti. Come fare, in generale, a provare che un certo contenuto, in un dato momento, era quello indicato? Una soluzione potrebbe essere quella di utilizzare servizi come archive.org o perma.cc, ma anche questi lasciano un po' a desiderare. Per dirne una, rimane il problema che ad uno stesso indirizzo di risorsa su web potrebbero corrispondere contenuti diversi a seconda di provenienza geografica della richiesta, lingua preferita nel browser, dimensioni e risoluzione dello schermo, ecc. Potrebbe ben succedere che il link ad una licenza (così come qualsiasi altro contenuto) compaia o scompaia anche a seconda del dispositivo usato per la lettura. Quindi Caio potrebbe vedere con lo smartphone che il contenuto di Tizio è rilasciato con licenza CC, mentre un'altra persona (o un servizio di archiviazione digitale automatico), anche nello stesso istante, potrebbe avere un'informazione diversa.
Insomma, possono insorgere problemi dovuti alla natura tecnica del web e al fatto che ciò che vediamo è cambiato, e non tutti i siti hanno, come Wikipedia, traccia di tutte le modifiche apportate ai contenuti. Anzi, quasi sempre queste informazioni non esistono. E l'onere della prova rimane comunque in capo a chi riutilizza l'opera.
Per completezza, riporto quanto Simone Aliprandi ha scritto nel suo libro Creative Commons: manuale operativo:
... l'utente che trova un'opera con il richiamo ad una licenza, la può riutilizzare facendo affidamento sul fatto che tale richiamo sia stato effettivamente apposto dal titolare dei diritti. Purtroppo, la comunicazione Internet non permette di tenere traccia di ogni passaggio e dunque può verificarsi la malaugurata ipotesi che il titolare dei diritti non voglia affatto rilasciare la sua opera con Creative Commons e che quindi la licenza sia stata aggiunta (in buona fede o in mala fede) da un altro soggetto non titolato a farlo.
Si tratta in verità di un caso abbastanza limite; e la dottrina giuridica comunque risolve i dilemma applicando la teoria dell'affidamento. Secondo questa teoria, un negozio giuridico è valido se vi è contrasto tra volontà e dichiarazione ma colui che riceve la dichiarazione non era in grado di accorgersi del contrasto usando l'ordinaria diligenza.
Post modificato dopo la pubblicazione originale.
Creative Commons, e se l'autore cambia idea? di Loris Tissino è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.